ll teatro CUST2000 ha realizzato oltre 35 spettacoli, prevalentemente frutto di laboratori.
Dalle seguenti produzioni teatrali sono state inoltre realizzate delle opere video tuttora in distribuzione.
L’AMORE NON È AMATO
Storia scritta più con le lacrime che con l’inchiostro
1° PARTE: prove di vita di Orsolina, 2017-2018
Video-animazioni: Livio Taricco, Sofia Figliè e Alessandro Lanfrancotti. Interpretato da Francesca Dolci e Edoardo Zocca. Oggetti di Scena di Romano Bozzola. Rumoristica e suoni di Claudio Compagnucci, Montaggio di Simone Balduini.
Se di un antefatto si parla – una sorta di prologo alla prossima messinscena dedicata a S. Veronica Giuliani – vorrei avvertire con stupore che già in Orsolina sono nascosti molti segni anticipatori della vivace vocazione della Santa, tanto cara al nostro territorio e suoi abitanti.
Si tratta di un percorso, oserei dire, quasi obbligatorio, attraverso il segno ludico, sincero di un pathos già forte e tutto nel segno del gioire irrequieto, costruendo un cammino di Fede dal vivo, a volte entro un vissuto regressivo, ma sempre fortificante del gioco!
Veronica, curva e viva sul Libro della sua amata scrittura, ricorda allo spettatore i passaggi incancellabili della sua infanzia, adolescenza fino al suo ambito ingresso conventuale.
Attraverso un fenomenologico passaggio di tenere immagini in videoanimazione (le prime elaborate da giovanissime allieve dell’Isia di Urbino) Ella assai presto abbandona il seno materno in un messaggio transpositivo, che vorrei identificare con quello compiuto di Gesù da sua Madre…per iniziare miracolosamente in piedi verso una lunga strada di umiltà, dolore, generosità verso il prossimo.
Eccola poi nella frenetica e tenera “costruzione” di Altarini, edificati con materiali poveri, naturali, talora rinvenibili nello scarto di un vivere quotidiano e contadino, ma sentiti come sacri, nel momento in cui si pongono non come feticci, ma oggetti viventi e testimoni del grande meccanismo delle trasformazioni della Natura: è nel ciclo del meccanismo“natura naturans” che la piccola di Mercatello si trova a giocare col suo volto-a-castagna (lei stessa facente parte dell’Altarino stesso e inclusa con felice intuizione nei montaggi preziosi di Livio Taricco)…non faccia, ma volto ad adorare fiori, piante, acque, gridando “ Acque, piante…riempitemi di voce!!”
Così attraversando velocissimi stasimi in videoanimazione la bimba scopre le piccole e grandi verità della vita (fra cui la morte prematura di sua madre) e la cosidetta “via delle lacrime” verso una ostacolata Vocazione, che la condurrà alla porta del convento.
In tali passaggi di vita sentiamo risuonare in eco le voci dei nostri Allievi di teatro, che sanno lanciare come cose-luminose le sue più note sentenze aforistiche: qui la Parola diviene “cosa” nella sua più ampia funzione percettiva rivolta allo spettatore, nel coinvolgimento di una azione per così dire liturgica.
Infine si tenta di dare un segnale di una forma di Devozione sincera, quasi primitiva, al fine di veicolare il nostro convincimento che il Teatro e la Lettura del vero siano i mezzi più sicuri per accostarci a Dio ed attendere sue tenere indicazioni…
L’AMORE NON È AMATO
Storia scritta più con le lacrime che con l’inchiostro
2° PARTE: dedicato all’infanzia di S. Veronica Giuliani, 2018-2019
Interpreti: Maria Avogadro, Alice Briganti, Giosuè Celeste Cantaroni, Giulia Giorgio, Giacomo Sabatini. Oggetti di scena e fotografia di Romano Bozzolla e Alessia Febi. Ideazione e realizzazione dei costumi di Giacomo Sabatini e Maria Digiglio. Riprese video di Giovanni Caputo e montaggio video di Simone Balduini.
Nota di regia
Il nuovo percorso, conducente alla vita monastica, è stato segnato da un difficile ed irto tratturo fatto di pietre, inciampi, lacrime e sguardi rivolti al Cielo, attraverso un sistematico e severo ordine, che Veronica si impone, seguendo il volere di Dio . E’ il cammino della Croce e della volontà del continuo restringimento ed abbandono delle cose di mondo…il silenzioso percorso verso Nulla nella sana condizione progressiva di spogliazione e umile ascolto verso se stessa ed il prossimo. E’ per questo che la nostra scelta drammaturgica ha voluto cancellare ogni forma di sovraesposizione: Veronica punta al Niente per entrare in connubio e gioia con il Tutto. Dunque correndo verso la Clausura si libera di tutte quelle “frascherie” inutili…chiede a Dio le pene come “chiavi d’Amor”. Eccola entrare in una piccola e dimenticata cappella di campagna, che diviene la sua Cella: è cellula-di-vita-nova! Il nostro intendimento è stato quello di indicare una non impossibile strada aperta alla Santità ai giovani di oggi (la nostra giovane attrice, nella ricerca di un atto di verità, si spoglia e resta in sottoveste con un bianco reggiseno. Ascolta il silenzio e entra nella sua ristrettissima dimora…). Qui succede di tutto: infiammata d’amore giubila e canta, ma soffre ogni pena per poter di nuovo gioire…le pene son gioie e contenti! Nel silenzio – per altro anche imposto come lunga pena – trova conforto nella Scrittura, che nel nostro Video diviene Sacra protagonista, una sorta di sferzante via della volontà di tramandare e comunicare al mondo la Verità. Il Diario di Santa Veronica è stato per noi un ritrovato Vangelo , ma un difficile annuncio, che a malapena abbiamo potuto “brucare”: ci ha aperto un ampio percorso , per così dire antropologico e simbolico, che la vita contemporanea ha del tutto dimenticato. Le sue Estasi, le dichiarate Lotte contro il Demonio, il vivere in prima persona entro le pene e le voci dell’infermo (con perizia risolte nel difficile montaggio da Giacomo Sabatini) si pongono a modello per discacciare il Maligno e il buio entro di noi. La ricerca è quella che si trova a contatto con Madre Natura, le piante sorelle, il lavoro diurno, l’ascolto mite del prossimo, avendo un cuore ferito sanguinante. Il Teatro del Vero o Teatro povero di grotowskiana memoria ci ha aiutato a lavorare sui sentimenti, sulle emozioni e posture, sapendo che il corpo per l’attore e per l’uomo è l’unico Altare che possiede!
APOCALISSE DELLA SCRITTURA
2014. Passaggi da “Le mosche del capitale” di Paolo Volponi è la lezione/spettacolo messa in scena da TeatroCUST2000 di Urbino, frutto di un lungo percorso di Laboratorio teatrale degli Allievi nell’attraversamento di alcune memorabili pagine del testo volponiano.Con Matteo Giunta, Stefano Mauro, Francesca Serra, Andrea Milano, Letizia Zaffini. Musiche di Manuel Lorenzetti. Oggetti di scena di Romano Bozzolla.
La scelta di un titolo come “Apocalisse della Scrittura”, sta a indicare un appassionato e duro lavoro sulla parola volponiana, sempre vera nella sua densità percettiva, sul suo valore segreto, tale da farla rimbalzare viva e decisiva, in quando creatura e personaggio.
“Non ci sono più personaggi – come scrive Volponi – perché nessuno agisce come tale, nessuno ha un proprio copione. L’unico personaggio, è banale dirlo, è il potere”. L’opera di Paolo Volponi chiede di essere interrogata soprattutto all’interno di questa prospettiva di conflitto. Anche l’aspetto più caratteristico del suo stile, infatti, vale a dire l’espressionismo, è sempre diretto a comporre una realtà alternativa, a violare la logica pervasiva del capitale e del potere. Volponi è uno scrittore di parte, estremo, perché esercita la ragione in senso rivoluzionario, perché fa della poesia, dell’utopia, dell’arte e della diversità gli strumenti dialettici privilegiati con cui immaginare una società alternativa. Attribuisce, insomma, alla letteratura delle riserve di significato con cui è possibile opporsi corpo a corpo all’arroganza della finanza mondiale e alla “civiltà” dell’atomica. Lo spettacolo è il frutto di un appassionato lavoro sulla parola, sempre vera nella sua densità percettiva, sul valore segreto, tale da farla rimbalzare viva e decisiva. Uno sguardo profondo e asciutto tra le differenze tra la fabbrica e il capitale, narrate dai giovani attori, ma anche dagli oggetti presenti in scena, gli unici liberi da un sistema ad anelli che punta “solo al profitto”.
MARINETTANDO
2011-2013. Opera dedicata al Teatro Sintetico di F. T. Marinetti. Video-animazioni a cura di Livio Taricco.
Per celebrare i propri 30 anni di attività e di progetti formativi finalizzati alla ricerca teatrale, CUST2000 ha accolto con grande entusiasmo l’invito a partecipare al “Festival Open des Universités” di Montpellier dedicato al teatro di ricerca da parte del suo Direttore, Frédéric Saccard, come unica compagnia di formazione teatrale italiana contattata.
Chiaro omaggio al Teatro sintetico di Filippo Tommaso Marinetti, Marinettando ha messo in scena tre interventi che si inseriscono nel quadro delle avanguardie futuriste proprie del drammaturgo piemontese. I tre interventi, tutti per la regia di Donatella Marchi, sono stati:
LE MANI: video-animazione curata da Livio Taricco che ha avuto come maestro Angelo Stewarts;
DONNA + AMICI = FRONTE: pièce teatrale sotto forma di battibecco amoroso, che ha visto come protagonisti gli allievi più bravi delle edizioni 2009 e 2010 del CUST;
VENGONO: inserito nel filone del Teatro d’oggetti, è stato proposto sotto forma di video animazione in cui i protagonisti sono gli oggetti. Video-animazione a cura di Livio Taricco.
Abbiamo celebrato il centenario della stesura del manifesto Futurista di Filippo Tommaso Marinetti, ma anche di quell’avanguardia storica che vuole ora essere richiamata attraverso le arti: la poesia, il teatro, la pittura, la fotografia, la videoarte… e tutte quelle forme di espressione, più o meno alte, che, convogliate in un unico appuntamento a tema, possono effettivamente far rivivere il frastuono e il dinamismo dell’Europa dei primi del Novecento. Un’ Europa nuova, industriale, meccanica… futura appunto. Marinettando è così l’omaggio che CUST2000 vuole rivolgere all’autentico spirito futurista, con l’intento di ricreare e rievocare la natura provocatoria e i rumori scordati dell’avanguardia che ha reso internazionale l’arte italiana nei primi anni del secolo appena trascorso.
Gli interpreti hanno ottenuto un consenso unanime per la loro performance: gli attori – Giorgia Antonini, Alessia Febi, Serena Morganti, Leonardo Properzi – hanno saputo esprimere al meglio la carica drammaturgica del pezzo, aiutati anche dai costumi di scena. Infatti, per l’ideazione e la realizzazione dei costumi, CUST2000 ha visto la partecipazione delle allieve dell’Istituto Professionale di Moda “Ettore Maiorana” di Catanzaro e della Scuola di Moda dell’Università degli Studi di Urbino guidati della costumista Sonia Signorelli.
Marinettando è stato così un altro capitolo positivo per la storia di CUST2000 che ha saputo valorizzare ed esprimere al meglio la creatività e la professionalità di giovani interpreti.
BOCCA D’OMBRA
1998-1999. Dedicato a NON IO di Samuel Beckett. Interpretato da Enrica Minini,
Lo spettacolo “Bocca d’ombra”, che darà vita al Video “Non IO”, congegnato da D. Marchi, con la magica interpretazione di E. Minini, lavora sul confine tra Voce e Respiro e sullo statuto psichico del soggetto umano che con queste sottili linee del corporeo deve fare i conti. Alla terribile constatazione di esser-nati-da-un-buco che il testo beckettiano propone, la regista risponde spostando e velando il palcoscenico, schermata la bocca, tradotta in pura voce, bloccato il respiro al minimo vitale, l’ordine attore\spettatore alterato, dominano entità di suono e radiazioni luminose.
Fuori-uscita da un “ porco di…buco\ God forsaken hole”, della bocca\voce protagonista si danno scarni indizi, per tutti il rimando è all’Origine. Che si tratti di nascita o di percetti del Bing Bang che emani puzza o odore o entrambi, come di un neonato trovato in un cassonetto dei rifiuti che baleni il fantasma del’infanticidio commesso, lo stesso a cui la protagonista sembra sfuggita, prende forma la figura del reduce: ciascuno di noi è un ex-sopravvissuto ad un destino di morte precoce, bianchissima. Sia che la parlante si risvegli da un’anestesia per un intervento chirurgico, sia che si riprenda dai postumi di una apoplessia, d’una lipotimia o solo di una transitoria alterazione ipnoide del normale stato di coscienza, balena l’immagine dello scampato che riguarda tutti i soggetti. La traduzione del testo è piegata alla condizione di maledizione di chi parla e resa essenziale fino alla blasfemia. E l’allestimento pensato da D. Marchi procura un totale riparo alla bocca (la voce non nasce da un orifizio, semmai si disegna su uno schermo), la invita a permanere nell’ombra, le offre l’onfalo della telemachia joyciana. La Minini recita al di là del drappo nero della visione. Di lei compariranno alla televisione doppiate – doppiaggio differito ma sincronico – parole ulteriori del monologo che sgorgano stavolta da una bocca di luce. Dopo il susseguirsi di eventi psico-senso-percettivi, ecco visualizzata una febbrile lavorazione della memoria, che mostra l’impianto nudo della narrazione testuale.
Con “ Bocca d’ombra” D. Marchi compie una sorta di proto-monologo dello stream mattutino di Molly, attraverso cui si svela la direzione di lavoro che S. Beckett persegue non verso la fonte del linguaggio, ma guardando alla struttura dell’essere in una fase di modernità avanzata, che costruisca futuro senza dissolvere le tracce di ieri.
Augusto Iossa Fasano
SAN PAOLO
1993. Progetto per una drammaturgia teatrale di San Paolo di P. P. Pasolini, Costumi di Serafina Baldeschi, ambientazione di Rosi Giordano, consulenza drammaturgica di Katia Migliori, musiche e canto di Antonella Vento, collaborazione alla regia di Ruggero Dondi, assistenza alla regia di Stella Mei
“Tentativo di trasporre l’idea poetica pasoliniana – intera vicenda di San Paolo – ai giorni nostri, ma attraverso una trasposizione necessariamente duplice: perché, se tentativo, sarà allora tentare l’abbozzo di una sceneggiatura per un film su San Paolo di Pasolini (1968–1974), nel rispetto certo, ma sollecitandolo in sollecitudine, cura, servizio. Poter dire allora che San Paolo è qui, oggi, tra noi, fisicamente e materialmente, così come Pier Paolo desiderava, ma non più nel teatro geografico del mondo – in una sceneggiatura per film tutto è possibile (Parigi come New York, come Bonn o Roma ). Questa è l’essenza traspositiva ove tutto dovrà accadere in un teatro e nel suo cuore: il palcoscenico, la ‘stanza’.
Qui la consumazione di una vita, di più vite, di un intero mondo, di un’idea politica, etica, religiosa, della ‘sete’ di amore, della sofferenza ‘cieca ‘ e ‘lucida’.
La tragedia, come Pasolini aveva previsto, resta aristotelicamente episodica: in tal senso le scelte drammaturgiche attraversano i sei episodi indicati dall’Autore (Il martirio di Santo Stefano; La folgorazione; La predicazione ai Gentili ad Atene; Il sogno del Macedone; La passione religiosa e politica da Gerusalemme a Cesarea; Il martirio di San Paolo). In più tutto il percorso drammaturgico si impianta attraverso le seguenti tematiche, che di fatto valgono in quanto funzioni interpretative :
Tema/funzione della PROFEZIA (Paolo è PR0FETA, colui che porta a favore e avanti agli altri la propria ferita/taglio).
Tema/funzione della CIRCONCISIONE (di quanti circoncisi, attraverso il taglio/ferita, lottano contro il mondo incirconciso e di ‘dura cervice’).
Tema/funzione dello SCANDALO (strumento di rivelazione e predestinazione).
Funzione della LUCE (elemento attraverso il quale la ‘faccia’ di Paolo si può trasformare in ‘sguardo’ -riflesso dell’anima ‘stanza’- di contro alla ‘cecità’ del conformismo).
Tema/funzione del DESERTO (specchio e metafora della vita contemporanea).
Tema/funzione della MALATTIA (come dispositivo di conoscenza attraverso il tormento, umiliazione, deformazione).
Funzione della VANGELIZZAZIONE (in quanto necessità o destino per Paolo e gli altri apostoli).
Tema della TRADIZIONE (come meccanismo di potere e dunque di consolidamento della istituzione e dell’autorità).
Tema/funzione della SCRITTURA (come atto istitutivo della Legge, espressione di un “misterioso ghigno” che crea il dogma di contro alla rivelazione, che è “scandalo”).
Funzione del MARTIRIO (in quanto strumento di riscatto. Poiché attraverso il martirio ”ci si sveste delle opere che si compiono nelle tenebre e si indossano le armi della luce”)”.
Omaggio di Paolo Volponi all’Opera-video San Paolo/Epesèidon
San Paolo/Epesèidon. Opera-video tratta dal suddetto allestimento, segnalata ed ospitata nella Rassegna di Video-teatro di Riccione TTVV e di Taormina, infine presso San “Gio” Festival di Videoteatro di Verona.