Il TEATROCUST2000, fondato nel 1980 da Donatella Marchi a Urbino, si occupa prevalentemente di ricerca sulla Nuova Drammaturgia e Formazione dell’Attore, attraverso una sistematica e qualificata messa a punto di Seminari, Stage, Laboratori, Eventi e Spettacoli, frutto del percorso formativo, sempre affidati a professionisti nazionali e internazionali.
Donatella Marchi dove mai nasconda la sua vocazione teatrale è difficile percepire e comprendere: ma un certo sano furore femminile la garantisce e le dà ardire di continuare pericolosamente nei suoi esercizi. E da dove parta per i suoi esercizi teatrali non è facile dire se non da una umiltà tutta sua e da una pericolosità di approccio piuttosto decisa. In queste “prove” di lavoro vengono fuori certi suoi intendimenti segreti e un certo suo amore per la costruzione del disegno, che risultano appropriati alla distanza e degni di risalto. La Marchi procede per affetto e per segni, per arditezza, tale da raccogliere affetti e urti, ciò è bene che avvenga in codeste “prove” di lavoro ininterrotto, ove mescola arditamente e con sfrontatezza movimenti e sentimenti tutt’altro che ovvii o di riporto. C’è un ardore segreto che la sorregge e una dolcissima mania che la perseguita: questa visita il suo sogno ed è disarmante quanto trainante: non si persegue simile scelta se non avendo sfrontatezza di fondo e umiltà di sano approccio. In questo senso la segreta pazzia che afferra la Marchi durante le sue prove di vita è piuttosto singolare ed innocente e degna dei segni che correttamente compone e mette allo sbaraglio per sé e per noi tutti; ne risulta una scrittura accattivante e sgraziata degna della migliore sorte. E’ quel che le è capitato lavorando su Proust a suo tempo; questa volta le capita di usare la stessa malinconia di allora, in più la persuasività del gesto del corpo. Un simile esercizio va rispettato per la “natura” interna del lavoro e per il suo uso naturalmente accattivante. La Marchi da il meglio di sé nelle sue scelte e nei “pericoli” che esse comportano, bisogna inseguirla nei suoi “segreti” e superarla nei suoi momenti rappresentativi. E’ qui, in questa zona d’ombra, tra le più audaci e il suo rimanere timida, che viene allo scoperto la sua voglia segreta di andare oltre il suo stesso sentire e di afferrarsi ai momenti di una cultura negata. La Marchi ha bisogno di usare teatro come vita per non rimanere prigioniera di schemi rappresentativi. I suoi ragazzi la seguono confortandola nel suo disegno, non sopraffacendo, quel che ella intende proporre e non rendendo l’esercizio una prova d’accademia, senza peraltro toglierle misura. La Marchi in tal modo si offre come esempio di ricerca a suo modo naturale e composito, liberale e trasparente. Credo che le sue prove abbiano una vitalità nascosta degna della migliore sorte. In tanti anni che mi capita di seguirla non mi è mai successo di coglierla in fallo tanto è fedele al movimento del suo cuore e all’impulso dei suoi “elementi”. Da lei bisogna aspettarsi ogni svolta, uno scarto di una cultura imprevedibile che la rende fragile e disponibile come sono tutti coloro che la seguono come animatrice e regista.
Giuseppe Bartolucci